Halyomorpha Halys

Cimice asiatica

Appartiene alla famiglia dei Pentatomidae

Insetto conosciuto come cimice asiatica, appartiene alla famiglia dei Pentatomidae; originario dell’Asia Orientale fu introdotto accidentalmente in America settentrionale nel 1996 ed in Europa nel 2004 senza essere riconosciuta. Il primo avvistamento in Italia è avvenuto nel modenese nel settembre 2012 quando fu casualmente riscontrata in una raccolta di insetti studentesca.

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La specie si è ampiamente diffusa in pianura padana e nelle regioni del nord Italia attualmente è diffusa in tutte le regioni dando origine a volte a massicce invasioni.

Parassita di frutta e verdura causa ogni anno enormi danni ai raccolti ma causa anche grande fastidio per i proprietari di casa poiché utilizza spesso le abitazioni come luogo di svernamento.

L’associazione dell’insetto con le strutture fatte dall’uomo, che fungono da siti di svernamento, quali macchine, camion, veicoli ricreativi e container ha portato alla sua rapidissima diffusione passiva.

Biologia

La cimice asiatica può compiere 1-2 generazioni nelle zone temperate e fino a 5 nelle aree più calde. In autunno gli adulti si aggregano in massa per sver- nare principalmente presso case o altri edifici ma anche nelle cavità degli alberi e nelle cortecce sollevate.

Per superare l’inverno entrano in uno stato di quiescenza che gli permette di superare il freddo resistendo anche a temperature al disotto dei dieci gradi sotto zero. In primavera cominciano gli spostamenti verso le piante ospiti per alimentarsi. Alla fine di maggio gli adulti si accoppiano e le femmine depongono dalle 250 alle 400 uova.

L’insetto con metamorfosi incompleta presenta 5 età giovanili, 3 di neanide di cui il primo stadio rimane gregario vicino all’ovatura e due di ninfa con ab- bozzi alari. Sia le forme giovanili che gli adulti presentano apparato boccale pungente e succhiante.

Uova

Le uova sono di colore verde chiaro o azzurro con un diametro di circa 1 mm, e vengono deposte in gruppi ci circa 28 unità sulla pagina inferiore delle foglie delle piante ospiti.

Neanidi e ninfe

Presentano spine ai lati del pronoto (torace) e del capo e una banda bianca sulle zampe posteriori (tibie) e sulle antenne.

Adulti

Raggiungono una lunghezza che varia dai 12 ai 17 mm, presentano una colorazione con varie tonalità di bruno con sfumature di grigio. Le caratteristiche che maggiormente la distinguono sono:

  • antenne con 2 bande chiare
  • forma del capo rettangolare
  • 4-5 macchie di colore avorio presenti lungo lo scutello (prima parte del torace)
  • parte membranosa delle elitre con venature marcate di scuro
  • connessivo (bordo esterno dell’addome) con macchie bianche ben evidenti

Riconoscimento con specie indigene

Halyomorpha halys inEuropa ed in particolare in Italia è molto simile alla diffusissima Rhaphigaster nebulosa, i caratteri che maggiormente distin- guono gli adulti sono:

  • antenne con due macchie chiare in H. halys e con tre in R. nebulosa;
  • forma della testa rettangolare in H. halys e triangolare in R. nebulosa;
  • scutello con macchie avorio in H. halys e di colore uniforme in R. nebulosa;
  • parte membranosa delle elitre con venature marcate di scuro in H. halys e con macchie scure in R. nebulosa;
  • tegumento più lucido in R. nebulosa;
  • presenza in R. nebulosa di una lunga spina ventrale assente in H. halys;
  • zampe striate di scuro in H. halys.

 

Piante ospiti

E’ un fitogafo (si nutre di foglie, frutti e rami) estremamente polifago, si conoscono circa 170 piante ospiti, predilige piante arboree ed arbustive ma si nutre anche di erbacee. Gli attacchi più importanti sono stati segnalati su pero, melo, pesco, nettarine ma anche su culture orticole e cereali.

Danni e difesa

I danni si verificano a causa della puntura degli insetti, sono spesso riconoscibili anche grazie alla presenza della guaina salivare (cono salivare) spor-
gente dal tessuto vegetale. I frutti se colpiti nella fase di sviluppo presentano deformazioni e scarso accrescimento, mentre in fase di maturazione
i danni consistono in imbrunimenti e necrosi dei tessuti.

L’utilizzo di sostanze chimiche è di poca efficacia sia per la polifagia che per la mobilità dell’insetto, che si sposta molto rapidamente da aree coltivate ad aree selvatiche. I metodi di difesa che attualmente risultano più efficaci contro la cimice asiatica sono la protezione delle colture con reti antinsetto, le catture massali con trappole e il controllo biologico.

Si prevede la realizzazione del controllo biologico attraverso il Trissolcus japonicus insetto in grado di parassitizzare e di svilupparsi nelle uova dell’ ospite portandole alla morte e con altri antagonisti naturali autoctoni.

Le vostre segnalazioni possono contribuire ad individuare la presenza dell'organismo nocivo e a limitarne i possibili danni. Contattate il Servizio Fitosanitario della Regione Umbria scrivendo a
fitosanitario@regione.umbria.it.