Giallumi della vite
Causate da fitoplasmi
La flavescenza dorata fa parte di un gruppo di malattie della vite note come giallumi le quali presentano sintomi simili e sono causate da fitoplasmi (microrganismi simili a batteri ma privi di pareti cellulari) geneticamente diversi fra loro, tutti trasmessi da specifici insetti vettori. Un’altra fitopatia appartenente a questo gruppo che può interessare la vite nei nostri ambienti è quella del legno nero. La flavescenza dorata è una malattia molto pericolosa sia per gli effetti che determina sulle viti sia per la sua velocità di diffusione.
Flavescenza dorata
La malattia è originaria delle regioni europee come malattia endemica, ma non ha costituito un problema sino all’arrivo dello Scaphoideus titanus, insetto vettore del fitoplasma, originario dell’America settentrionale dove non ha mai causato problemi in quanto non in associazione col fitoplasma.
La trasmissione della flavescenza dorata avviene per mezzo di un insetto vettore, lo Scaphoideus titanus, un cicadellide che, nutrendosi sulle viti infette, acquisisce il fitoplasma che vive nei vasi floematici lo inocula e lo trasporta nel floema di viti sane propagando in questo modo la malattia. Il vettore rimane infettivo per tutta la sua esistenza ma il microrganismo non viene trasmesso alle uova dalle quali nascono sempre individui sani.
Il fitoplasma, insediandosi nei tessuti floematici dell’ospite, provoca il blocco della linfa elaborata, inducendo profondi squilibri nelle attività fisiologiche della pianta stessa.
Lo S. titanus compie una sola generazione all’anno. Le femmine depongono le uova da agosto a ottobre nel ritidoma dei tralci dove, attorno alla metà del mese di maggio dell’anno successivo, inizia la schiusura che si protrae per diverse settimane con un picco verso la metà del mese di giugno. Gli stadi giovanili prediligono un ambiente umido e ombreggiato, ed è facile trovarli soprattutto sulla pagina inferiore delle foglie dei succhioni, mentre gli adulti si trovano su tutta la vegetazione.
Sintomatologia e danni
I sintomi per lo più sono visibili in piena estate e inizio autunno: sulle foglie si nota ripiegamento delle lamine fogliari verso il basso con caratteristica forma a triangolo, ispessimento e consistenza cartacea, ingiallimenti e/o arrossamenti settoriali o totali che possono interessare anche le nervature, caduta anticipata con o senza picciolo. Sui germogli e i tralci si nota scarsa e mancata lignificazione, consistenza gommosa, germogliamento stentato, presenza di piccole pustole di colore nerastro e di aspetto oleoso sui tralci, imbrunimento. Anche i grappoli presentano sintomi come disseccamento delle infiorescenze e appassimenti a partire dall’invaiatura.
Le piante colpite muoiono raramente, però la fitopatia porta a un graduale deperimento della vegetazione influendo sulle produzioni sia dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo.
La diffusione della malattia può avvenire sia in pieno campo che in vivaio. In misura minore la malattia può essere trasmessa anche attraverso il materiale di propagazione (marze e portinnesti).
In quest’ultimo caso il danno è limitato perché il materiale vegetale non attecchisce o dà origine a barbatelle di qualità non commerciabile. Nei barbatellai, tuttavia, le giovani piante possono infettarsi e non manifestare sintomi certi se non durante il successivo periodo vegetativo. È esclusa la trasmissione del fitoplasma attraverso gli attrezzi da taglio e per anastomosi radicale.
Controllo
La strategia per il contenimento della fitopatia si basa sull’estirpazione delle piante malate, sul contenimento delle popolazioni dell’insetto vet- tore e sull’utilizzo di materiale vegetale sano. Il Servizio Fitosanitario Regionale può imporre l’uso di trappole per la cattura dello scafoideo nei campi di prelevamento di marze per scongiurare la presenza di flavescenza.