Grafiosi dell'olmo
Tracheomicosi causata dal fungo Ophiostoma ulmi
La grafiosi dell’olmo è una tracheomicosi causata da un fungo ascomicete chiamato Ophiostoma ulmi (Buisman) Nannf., in Melin & Nannfeldt, la cui diffusione è strettamente collegata al ciclo vitale di alcuni coleotteri scolitidi che, colonizzando la corteccia degli olmi, agiscono da vettori del fungo.
Questa patologia è caratterizzata da un elevatissimo potere epidemico congiunto ad una altrettanto elevata patogenicità ed è in grado di colpire tutte le specie di olmo, seppur con effetti molto diversi.
Descrizione e ciclo
Il fungo si sviluppa all’interno dei vasi dell’albero, bloccandoli e impedendo l’arrivo della linfa alle foglie, che rapidamente in tarda primavera ingialliscono, con successiva morte di parti di rametti, branche o dell’intera pianta; la produzione di fruttificazioni all’interno della pianta e la diffusione dalle piante malate a quelle sane è favorita dagli scolitidi del genere Scolytus.
Questi insetti, dopo aver infestato le piante malate in estate e dopo l’impupamento invernale dentro la corteccia, sfarfallano in primavera portando propaguli del fungo nella parte superiore della chioma delle piante sane. L’infezione si propaga non solo per mezzo degli scolitidi, ma anche tramite anastomosi radicali.
Sintomatologia e danni
Un improvviso avvizzimento di rametti e branche in primavera è il sintomo più comune con cui la malattia si manifesta inizialmente. Successivamente si notano i rami morti, che presentano spesso la punta ripiegata a pastorale. I sintomi si propagano rapidamente alle altre parti della chioma fino a che la pianta
muore nello spazio di uno-due anni al massimo. Alla base dei rametti infestati è presente la rosura derivante dall’attività trofica degli scolitidi. La malattia è di difficile contenimento e ha carattere di alternanza negli anni dovuto a particolari decorsi stagionali favorevoli sia al patogeno che al suo vettore, specie con estati calde e umide.
Il deperimento colpisce le parti distali dei rami e prosegue poi in senso basipeto fino a interessare tutta la chioma. Se l’infezione è trasmessa per contatto radicale, il decorso è generalmente più rapido tanto da causare la morte della pianta in una sola stagione vegetativa. La malattia colpisce solo gli esemplari arborei di olmo in quanto gli scolitidi non colonizzano piante con ridotta circonferenza del fusto.
La malattia è facilmente diagnosticabile tagliando trasversalmente un tronco con i sintomi di almeno 8 cm di diametro. A livello dei vasi si notano dei caratteristici imbrunimenti concentrici, delle tille di compartimentazione che la pianta produce per chiudere i vasi e limitare la malattia, che hanno però anche l’effetto di impedire il passaggio della linfa e accelerare il processo di morte della branca.
Diffusione
La grafiosi dell’olmo è comparsa in Europa alla fine della prima guerra mondiale (Francia settentrionale, Belgio e Olanda) diffondendosi in modo estremamente rapido. Negli anni ’70 una nuova ondata epidemica, determinata dalla comparsa di nuove razze, ha interessato tutta l’Europa. Tra il 2013 e il 2014 si è registrato in Umbria un nuovo picco dell’infezione dovuto alla massiccia presenza di scolitidi sviluppatisi in seguito alle condizioni climatiche caldo umide e alla pratica di trinciatura degli olmi di bordo strada che indebolisce le piante predisponendole agli attacchi.
Ospiti e difesa
Al genere Ulmus appartengono molte specie presenti in Italia e nel mediterraneo e tutte sono suscettibili. In particolare le tre specie maggiormente presenti, olmo montano (Ulmus glabra Huds.), olmo campestre (Ulmus minor Miller) e olmo ciliato (Ulmus laevis Pallas), sono fortemente attaccate dal fungo, mentre olmo siberiano (Ulmus pumila L. – foto 8), olmo cinese (Ulmus parvifolia Jacq.) e sopra tutto olmo di Wilson (Ulmus wilsoniana C. K. Schneid.) presentano un buon livello di resistenza. Importante è vigilare sulla comparsa dei sintomi iniziali e attuare misure agronomiche quali l’eliminazione delle parti attaccate non esistendo p.a. efficaci né autorizzati per la coltura o il patogeno.
È fondamentale eliminare le parti di pianta secche o seccaginose per la presenza del patogeno e del suo vettore e le piante morte che costituiscono un’esca per gli scolitidi. È opportuno aumentare la distanza d’impianto tra le piante al fine di diminuire il rischio di diffusione della malattia tramite anastomosi radicale. È consigliabile trattare con calce viva il sito di estirpazione della pianta malata per eliminare i residui del fungo ed evitare fenomeni di trasmissione da anastomosi, operazione da svolgersi preferibilmente in estate. Esistono da alcuni in anni in commercio alcune varietà brevettate di olmi resistenti alla grafiosi, appartenenti a varie specie, in grado di contenere la manifestazione dei sintomi della malattia, come San Zanobi, Plinio, Columella, Dynasty, Lobel, reperibili nei vivai regionali.