Tarlo asiatico delle radici
Coleottero carambicide parassita
Il tarlo asiatico della radice è un coleottero cerambicide parassita molto pericoloso per un gran numero di latifoglie, inserito tra gli organismi di quarantena (Direttiva 2000/29/CEE e s.m.i.) di cui deve essere vietata l’introduzione e la diffusione nel territorio dell’Unione Europea. L’infestazione produce gravi danni fino alla morte degli alberi. Introdotto dall’ Asia attraverso piante infette (soprattutto bonsai) e imballaggi in legno, è stato rinvenuto per la prima volta in Italia nel 2000 in Provincia di Milano; attualmente sono comparsi focolai anche nel Lazio ed in Toscana.
Morfologia
Uovo: simile ad un chicco di riso lungo 5-6 mm, presenta un colore bianco-crema appena depo- sto, diviene giallo - marrone prima della schiusa.
Larva: apode, di colore bianco-crema con capo brunastro, a maturità raggiunge i 45-50 mm di lunghezza.
Pupa: di colore bianco crema si presenta con appendici libere rispetto al corpo in quanto rivestite da propria cuticola. E’ possibile trovarla nel periodo primaverile - estivo asportando la corteccia alla base delle piante.
Adulto: lungo dai 21 ai 37 mm, con femmine più grandi dei maschi, di colore nero brillante con macchie bianche sul dorso e lunghe antenne bluastre striate. Anoplophora chinensis si può distinguere dalla Anoplophora glabripennis esaminando la parte anteriore delle elitre che risulta granulosa.
Biologia
Il ciclo di sviluppo si compie generalmente in 2 anni ma si può ridurre anche adGli adulti sono presenti da fine maggio ad agosto e si nutrono della corteccia tenera dei rametti apicali. Raggiunta la maturità sessuale si accoppiano e depongono fino a 200 uova ciascuno.
Caratteristica è l’incisione a forma di T che effettuano con le mandibole alla base delle piante e sulle radici affioranti, all’interno della quale depongono l’uovo. Dopo 1-2 settimane le uova si schiudono e le larve cominciano a scavare gallerie di alimentazione prima più superficiali e di seguito più profonde fino ad attaccare xilema e floema.
Dall’incisione a T fuoriesce segatura che a lungo andare si accumula formando i caratteristici cumuli rossastri, segnale evidente della presenza dell’insetto. L’impupamento avviene ad aprile a livello della corteccia. Gli adulti escono attraverso i tipici fori perfettamente circolari con ampiezza di circa 1,5 cm di diametro che si trovano fino a circa 50 cm dal colletto e sulle radici affioranti.
Danni
Il danno maggiore è provocato dalle gallerie scavate dalle larve che penetrando profondamente alla base del tronco riducono la stabilità della pianta ed interrompono il trasporto della linfa e dei nutrienti. I fori prodotti inoltre rappresentano vie di ingresso per i funghi xilofagi. Gli adulti esercitano un’attività trofica sulle foglie, sui peduncoli e sulla corteccia dei rami dell’anno, portando al loro disseccamento. Le piante attaccate mostrano ingiallimenti precoci delle foglie e rallentamento della crescita. Più generazioni dell’insetto possono portare alla morte della stessa, che è soggetta a schianti.
Piante ospiti
Specie polifaga attacca potenzialmente tutte le latifoglie, particolarmente sensibili ai suoi attacchi risultano: acero, ontano, ippocastano, betulla, carpino, agrumi, nocciolo, castagno, cotonastro, faggio, biancospino, fico domestico, lagestroemia, melo, platano, pioppo, prunus spp., rosa, pero, salice e olmo. Non attacca le conifere.
Cosa fare
- Controllare la presenza di mucchietti di segatura alla base della pianta.
- Controllare la presenza di fori circolari alla base della pianta, fino a circa 50 cm dal coletto e sulle radici superficiali.
- Verificare la presenza dell’insetto adulto