Popillia japonica

Scarabeo giapponese

Produce danni ad oltre 300 specie vegetali

Il coleottero scarabeide del Giappone, è inserito tra gli organismi di quarantena (Direttiva 2000/29/CEE e s.m.i.) di cui deve essere vietata l’introduzione e la diffusione nel territorio dell’Unione Europea. Produce gravissimi danni ad oltre 300 specie vegetali. 

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Introdotto dal Giappone, è stato segnalato per la prima volta in Italia nel 2014, in alcuni Comuni della Valle del Ticino, nelle Province di Novara e Milano. La sua introduzione è avvenuta mediante trasporto passivo attraverso le merci.

MORFOLOGIA

Uovo: di forma tondeggiante di diametro di circa 2,5 mm viene deposto nel terreno ad una profondità di circa 7 cm in gruppi di 3 o 4.

Larva: di colore bianco crema con capo bruno rossiccio e parte distale scura. Si distingue per la presenza di 6-7 spine disposte a V nell’ultimo segmento addominale.

Pupa: è lunga circa 14 mm e larga 7 mm ha un colore che varia dal giallo crema al verde metallico col progredire dell’età.

Adulto: corpo di forma ovoidale, robusto e lungo dagli 8 ai 12 mm. Caratteristico per la sua colorazione verde metallica sul capo e per i sui riflessi bronzei sull’addome. Inconfondibile per la presenza di 12 ciuffi di peli bianchi che circondano il corpo, 5 ai due lati dell’addome e 2 più ampi nella parte finale.

BIOLOGIA

Presenta una sola generazione annua, gli adulti emergono dal terreno nel mese di giugno, i maschi compaiono alcuni giorni prima della femmine. Gli adulti sono presenti da fine giugno a settembre, la maggior presenza è stata rilevata intorno alla metà di luglio.

Presentano comportamento gregario richiamandosi tramite emissione di feromoni floreali e sessuali. Le femmine depongono da 40 a 60 uova e la loro deposizione avviene sotto il cotico erboso prediligendo prati umidi. Le larve si nutrono delle radici delle piante e si muovono nel terreno sia verticalmente che orizzontalmente andando più in profondità al calare della temperatura; sotto i 10 gradi l’attività si interrompe e ricomincia all’inizio della primavera.

In primavera tornano negli strati più superficiali e riprendono l’attività trofica. In tarda primavera raggiunta la lunghezza di circa 32 mm le larve si impupano e dopo un tempo che varia da 1 a 3 settimane fuoriesce l’adulto dal terreno

DANNI

Le larve e gli adulti colonizzano ambienti separati. Allo stadio larvale si nutrono delle radici delle piante erbacee prediligendo le graminacee e provocano danni anche ai tappeti erbosi come campi da golf, giardini, prati e pascoli. Gli adulti sono polifagi e mangiano foglie, fiori, frutti e semi. Attaccano piante spontanee, coltivate, ornamentali, da frutto e forestali. I danni sono rappresentati da defogliazione, danni estetici e merceologici su fiori e frutti.

Questi insetti generalmente pascolano in gruppo cominciando dalle fronde più alte della pianta e muovendosi verso il basso, un singolo individuo non riesce a fare grandi danni, vista l’esigua quantità di cibo di cui ha bisogno ma i gruppi possono compromettere gravemente la salute delle piante.

PIANTE OSPITI

Specie polifaga attacca potenzialmente tutte le latifoglie, particolarmente sensibili ai suoi attacchi risultano: albicocco, biancospino, ciliegio, glicine, lampone, mirtillo, melo, nocciolo, olivo, olmo, ontano, pesco, pioppo, platano, prugnolo, quercia, robinia, rosa, rovo, salice ,susino, tiglio, vite. Le larve si nutrono preferibilmente di radici di graminacee.

COSA FARE

  • Riconoscere la specie verificando la presenza di ciuffi di peli bianchi ai lati dell’addome.
  • Catturare l’insetto e segnalare la presenza al Servizio Fitosanitario
Le vostre segnalazioni possono contribuire ad individuare la presenza dell'organismo nocivo e a limitarne i possibili danni. Contattate il Servizio Fitosanitario della Regione Umbria scrivendo a
fitosanitario@regione.umbria.it.