Anoplophora glabripennis

Tarlo asiatico del fusto

Il Tarlo asiatico del fusto è un coleottero cerambicide parassita molto pericoloso per un gran numero di latifoglie, inserito tra gli organismi di quarantena (Direttiva 2000/29/CEE e s.m.i.) di cui deve essere vietata l’introduzione e la diffusione nel territorio dell’Unione Europea. L’infestazione produce gravi danni fino alla morte degli alberi. Introdotto dall’ Asia attraverso piante infette (soprattutto bonsai) e imballaggi in legno. Attualmente sono stati individuati due focolai nelle Marche e nel Veneto.

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MORFOLOGIA

Uovo: simile ad un chicco di riso lungo 5-6 mm, presenta un colore bianco-crema appena deposto, diviene giallo - marrone prima della schiusa. Larva: apode, di colore bianco-crema con capo brunastro, a maturità raggiunge i 45-50 mm di lunghezza.

Pupa: di colore bianco crema si presenta con appendici libere rispetto al corpo in quanto rivestite da propria cuticola. È possibile trovarla nel periodo primaverile - estivo asportando la corteccia sul tronco o sulle branche delle piante.

Adulto: lungo dai 21 ai 37 mm, con femmine più grandi dei maschi, di colore nero brillante con macchie bianche sul dorso e lunghe antenne bluastre striate. Anoplophora glabripennis si può distinguere dalla Anoplophora chinensis esaminando la parte anteriore delle elitre che risulta non granulosa.

 

BIOLOGIA

Il ciclo di sviluppo si compie generalmente in 2 anni ma si può ridurre anche ad 1. Gli adulti sono presenti da fine maggio ad agosto e si nutrono della corteccia tenera dei rametti apicali. Raggiunta la maturità sessuale si accoppiano e depongono da 40 a 60 uova ciascuno.

L’ uovo viene deposto all’interno di un piccolo pozzo che creano masticando la corteccia dell’albero ospite. I siti di ovideposizione sono posizionati nella parte distale dei tronchi e nelle branche principali, dove la corteccia è più liscia. Dopo 2-6 settimane, a seconda della temperatura le uova si schiudono e le larve cominciano a scavare gallerie di alimentazione prima più superficiali e di seguito più profonde fino ad attaccare xilema e floema.

Le larve espellono dalle loro gallerie nei pressi del sito di ovideposizione originale, segatura, segnale evidente della presenza dell’insetto. L’impupamento avviene ad aprile a livello della corteccia. Gli adulti escono attraverso i tipici fori perfettamente circolari con ampiezza di circa 1,5 cm di diametro che si trovano sul tronco da 2 a 6 metri di altezza e sui rami più grandi.

DANNI

Il danno maggiore è provocato dalle gallerie scavate dalle larve che penetrando profondamente all’interno del tronco e delle branche riducono la stabilità della pianta ed interrompono il trasporto della linfa e dei nutrienti. I fori prodotti inoltre, rappresentano vie di ingresso per i funghi xilofagi.

Gli adulti esercitano un’attività trofica sulle foglie, sui peduncoli e sulla corteccia dei rami dell’anno, portando al loro disseccamento. Le piante attaccate mostrano ingiallimenti precoci delle foglie e rallentamento della crescita. Più generazioni dell’insetto possono portare alla morte della pianta stessa, che è soggetta a schianti.

PIANTE OSPITI

Specie polifaga attacca potenzialmente tutte le latifoglie, particolarmente sensibili ai suoi attacchi risultano: acero, ontano, betulla, carpino, faggio, pioppo, prunus spp., salice, olmo, sorbo e frassino. Non attacca le conifere.

COSA FARE

  • Controllare la presenza di mucchietti di segatura.
  • Controllare la presenza di fori circolari sul tronco da 2 a 6 metri di altezza e sui rami più grandi.
  • Verificare la presenza dell’insetto adulto
Le vostre segnalazioni possono contribuire ad individuare la presenza dell'organismo nocivo e a limitarne i possibili danni. Contattate il Servizio Fitosanitario della Regione Umbria scrivendo a
fitosanitario@regione.umbria.it.