Xylella fastidiosa

Xylella fastidiosa

Uno dei batteri delle piante più pericoloso al mondo

È uno dei batteri delle piante più pericoloso al mondo, è inserito tra gli organismi di quarantena (Direttiva 2000/29/CEE e s.m.i.) di cui deve essere vietata l’introduzione e la diffusione nel territorio dell’Unione Europea. Provoca tutta una serie di malattie che determinano un enorme impatto dal punto di vista agricolo, ambientale e paesaggistico a causa della sua capacità di infettare un gran numero di piante ospiti e della facilità di trasmissione attraverso insetti vettori.

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Morfologia e biologia

Xylella fastidiosa è un batterio gram-negativo bastoncelliforme che si rinviene nello xilema delle piante infette. Sono state riscontrate quattro sub specie del batterio: fastidiosa, sandy, multiplex e pauca. Le analisi molecolari effettuate in Puglia, territorio fortemente colpito soprattutto nella zona del Salento, a livello di patrimonio olivicolo, hanno messo in evidenza che la subspecie interessata è la pauca, mentre la subspecie rinvenuta recentemente in Toscana su piante spontanee è la multiplex.

La diffusione del batterio può avvenire mediante lo spostamento del materiale di propagazione nonchè di piante intere. L’infezione si trasmette tramite insetti vettori che si nutrono succhiando la linfa delle piante malate, in questo modo acquisiscono il batterio e sono così in grado di trasmetterlo ad una pianta sana.

In particolare, nel caso della Xylella che ha colpito gli olivi in Puglia, l’insetto vettore è Philaenus spumarius, noto come sputacchina, una cicalina dell’ordine dei rincoti omotteri, nei focolai rinvenuti di recente in Toscana è stata riscontrata anche la presenza di un altro vettore Neophilaenus campestris. Inoltre il batterio può essere trasmesso anche da un altro cicadellide: Euscelis lineolatus.

Insetto vettore Philaenus Spumarius

Le femmine di questo insetto depongono le uova, con l’ovopositore, nella corteccia degli alberi durante il periodo estivo; le uova svernano in primavera e schiudono liberando le neanidi che si portano sulle piante erbacee.

Le forme giovanili sono poco mobili e producono abbondante schiuma (da qui il nome) composta da un liquido viscoso. Gli adulti, di colore tra il nerastro ed il bruno chiaro e lunghi circa 5 mm compaiono in estate e visitano gli alberi sui quali arrivano volando o saltando.

La sputacchina è un insetto cosmopolita e vive su centinaia di piante ospiti erbacee, arbustive ed arboree.

I danni

A seguito dell’invasione dei vasi xilematici delle piante attaccate da parte del batterio, si assiste alla comparsa di bruciature fogliari con disseccamenti nella parte apicale e/o marginale della lamina, disseccamenti più o meno estesi a carico della chioma distribuiti a macchia di leopardo con interessamento dapprima di rami isolati e poi di intere branche e/o dell’intera pianta.

Accanto a tale sintomatologia si possono riscontrare imbrunimenti interni del legno a diversi livelli dei rami più giovani, delle branche e del fusto.

Piante ospiti

Xylella fastidiosa è stata individuata e isolata in più di 300 specie vegetali nel mondo, anche se non tutte sono sensibili alla malattia.

Nel territorio dell’Unione Europea sono state identificate come ospiti varie piante coltivate di elevato valore economico (olivo, vite, ciliegio, mandorlo, noce e erba medica ), piante ornamentali e officinali (caffè, poligala, lavanda, mimosa, rosmarino, oleandro, cataranto, vinca), specie forestali (acero, quercia e frassino) e diverse specie erbacee ed arbustive spontanee (ginestra, cisto, rosa canina).

Il batterio può essere presente in uno stato latente in molti ospiti asintomatici (es. artemisia, echinocloa) che costituiscono una fonte di inoculo per i vettori.

Cosa fare

Non esistono ad oggi mezzi di controllo curativi per contrastare la diffusione dell’organismo. Una strategia integrata di:

  • Gestione del suolo per il controllo delle infestanti al fine di contenere la presenza di vettori;
  • Concimazioni, irrigazioni e potature ordinarie per migliorare lo stato vegetativo delle piante e quindi la capacità di resistere al batterio;
  • Interventi fitosanitari sostenibili volti al controllo dei vettori e all’inibizione del batterio potrebbe avere un certo impatto sulla malattia, ma ciò non basta a curare in maniera definitiva le piante.

Non sembrano essere risolutivi neppure gli interventi di potatura straordinaria e radicale degli olivi infetti che, pur stimolando l’emissione di nuova vegetazione non impediscono il graduale decadimento delle piante. È senz’altro da evitare il passaggio delle attrezzature di potatura da una pianta malata a una sana senza prima procedere alla disinfezione delle stesse.

L’Umbria rientra tra le aree dichiarate indenni dall’organismo nocivo in questione ai sensi del Decreto ministeriale 18 febbraio 2016. Da qui la necessità di operare un’intensa attività di monitoraggio finalizzata all’individuazione tempestiva di eventuali focolai presso i quali applicare le procedure finalizzate all’eradicazione del focolaio stesso.

I punti di monitoraggio devono essere opportunamente individuati nelle aree potenzialmente a maggior rischio: vivai e garden che coltivano e/o commercializzano piante sensibili al batterio e aree circostanti, principali vie di comunicazione, impianti di specie sensibili (oliveti, aree verdi non coltivate o abbandonate, parchi, giardini, stabilimenti che lavorano prodotti provenienti da aree infette, aree con piante sensibili al batterio con sintomi di deperimento.

Le vostre segnalazioni possono contribuire ad individuare la presenza dell'organismo nocivo e a limitarne i possibili danni. Contattate il Servizio Fitosanitario della Regione Umbria scrivendo a
fitosanitario@regione.umbria.it.